In questo stesso periodo, il naturalista e statistico inglese Francis Galton (1822-1911) eseguì una serie di osservazioni con l’intento di studiare e definire quantitativamente i fenomeni ereditari. Tra le sue opere più importanti si possono citare Hereditary genius (1869) e Natural inheritance (1889). Egli giunse a formulare la “legge dell’eredità ancestrale”, che al momento risultò innovativa da un punto di vista descrittivo, ma che nella parte interpretativa venne ben presto superata dalla concezione mendeliana. Secondo tale legge, ciascun genitore (indicato come p, abbreviazione di parent) forniva al figlio un quarto del suo patrimonio ereditario;
ciascun nonno (pp), un ottavo; ciascun bisnonno (ppp), un sedicesimo e ciascun bis- bisnonno (pppp), un trentaduesimo. In questo modo, lungo una discendenza lineare un tratto non veniva mai perduto, ma soltanto diluito.
Darwin non abbracciò la teoria di Galton né quella di altri, ma nel 1868 ne elaborò una propria, nota come la “pangenesi delle gemmule” poiché la chiamò pangenesi e affermò che implicava unità definite gemmule. Le gemmule, generate da corpi cellulari, nell’uomo come negli animali potevano muoversi verso i gameti attraverso il flusso sanguigno mentre, nel caso delle piante, attraverso un sistema di trasporto interno (il floema): una volta giunte a destinazione potevano attendere in uno stato dormiente il momento della fecondazione e venire trasmesse così ad una nuova generazione. In sostanza, Darwin considerava le gemmule come le unità alla base della trasmissione ereditaria delle caratteristiche acquisite e riteneva che queste rappresentassero anche il meccanismo per la loro miscelazione.
Di fatto la nozione di “eredità miscelata”, secondo cui i discendenti assumono una forma intermedia rispetto ai genitori, prevalse fino al tempo di Mendel ed oltre. Benché tale concezione creasse non pochi problemi alla sua teoria sulla selezione naturale, anche Darwin fu un suo convinto sostenitore.
In un primo tempo, in realtà, non vennero studiati da vicino i fenomeni ereditari. Sugli indizi forniti dalla paleontologia, dall’anatomia comparata e dall’embriologia, nonché sulla base delle osservazioni degli effetti della domesticazione sugli animali e sulle piante, si sviluppò la teoria dell’evoluzione che diede una nuova impronta a tutte le scienze biologiche. Dopo di che fu tracciato a grandi linee il quadro evoluzionistico e quando si trattò di delinearne i particolari e di spiegarne i meccanismi, si cominciò ad affermare una corrente di studi e di ricerche sperimentali che, portando l’indagine sul problema specifico della trasmissione dei caratteri, segnò l’origine di un nuovo ramo delle scienze biologiche. È nata in questo modo una disciplina a sé: la scienza dell’eredità (Vererbungslehre).